Dal Vangelo secondo Marco cap. 2 vv. 18-22
In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno. Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».
Parola-chiave in questo brano è la parola “digiuno” (ed il suo corrispettivo verbo “digiunare”). Cosa intende dirci Gesù attraverso di essa? Qui due significati si incrociano, a volte si scontrano, altre si danno la mano. Si parla del digiuno come scelta di astenersi dal cibo, ma anche come assenza dello Sposo, Cristo Gesù. (“quando lo sposo sarà loro tolto ...). Partiamo dal digiuno inteso come assenza dello Sposo. In questo senso noi non siamo chiamati a digiunare: un cammino di vita spirituale altro non è che una “palestra quotidiana” per imparare a percepire la sua presenza in ogni cosa, sperimentare che Lui è l’orizzonte di ogni nostro pensiero e gesto: “in Lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (Atti 17,28). Il cantico delle creature, la preghiera più conosciuta scritta da Francesco d’Assisi, nasce da uno sguardo innamorato che sa vedere le tracce dell’Amante in ogni cosa, perché tutto è un raggio della sua luce, tutto è sgorgato dal suo cuore che è infinitamente grande ma sa farsi piccolo e donarsi in ogni cosa. Noi, riconoscendo questi segni della sua bontà, possiamo “risalire” a Lui, partecipare al “banchetto eterno”, stare con Lui per sempre godendo della sua luminosa presenza. Quindi, se parliamo di digiuno come assenza di Gesù, parliamo di una condizione che siamo chiamati a “fuggire”, perché Egli vuole che noi possiamo contemplare per sempre la bellezza del suo volto.
Ma il digiuno è anche l’astenersi per un certo tempo dal mangiare. Ci serve per il nostro cammino di conversione? E’ utile per alleggerirci dei nostri pesi? Si, se vissuto con lo spirito giusto. Non deve diventare mai un gesto puramente “tradizionale” (“lo faccio perché si è sempre fatto così!”) oppure di mera facciata (“se non lo facessi, visto che lo fanno tutti gli altri, farei una brutta figura”). Questo è forse l’animo con cui i farisei compiono il loro digiuno e per questo non sono imitati da Gesù e dai suoi discepoli. Deve essere invece una scelta “strumentale”, cioè in funzione di un altro obiettivo. Perché digiunare? Per “compatire”, cioè soffrire insieme, con i più poveri, coloro che veramente non hanno neppure il loro “pane quotidiano”. Per “capire” che l’abbondanza del cibo, o di tante altre cose, non è la cosa fondamentale della propria vita: non di solo pane vive l’uomo! Per “educare” alcune nostre pulsioni, che non ci spingono ad essere attenti e solidali alle esigenze degli altri, ma ci “impongono” di curare soltanto noi stessi, di trattare gli altri come “strumenti” della nostra felicità e non come persone con una loro dignità. In questo senso il digiuno è una “via favorevole” per arrivare a purificare il cuore dalle “emozioni superflue” e rimettere al centro la carica autentica di un amore che sa darsi completamente e senza condizioni ...
Parola-chiave in questo brano è la parola “digiuno” (ed il suo corrispettivo verbo “digiunare”). Cosa intende dirci Gesù attraverso di essa? Qui due significati si incrociano, a volte si scontrano, altre si danno la mano. Si parla del digiuno come scelta di astenersi dal cibo, ma anche come assenza dello Sposo, Cristo Gesù. (“quando lo sposo sarà loro tolto ...). Partiamo dal digiuno inteso come assenza dello Sposo. In questo senso noi non siamo chiamati a digiunare: un cammino di vita spirituale altro non è che una “palestra quotidiana” per imparare a percepire la sua presenza in ogni cosa, sperimentare che Lui è l’orizzonte di ogni nostro pensiero e gesto: “in Lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (Atti 17,28). Il cantico delle creature, la preghiera più conosciuta scritta da Francesco d’Assisi, nasce da uno sguardo innamorato che sa vedere le tracce dell’Amante in ogni cosa, perché tutto è un raggio della sua luce, tutto è sgorgato dal suo cuore che è infinitamente grande ma sa farsi piccolo e donarsi in ogni cosa. Noi, riconoscendo questi segni della sua bontà, possiamo “risalire” a Lui, partecipare al “banchetto eterno”, stare con Lui per sempre godendo della sua luminosa presenza. Quindi, se parliamo di digiuno come assenza di Gesù, parliamo di una condizione che siamo chiamati a “fuggire”, perché Egli vuole che noi possiamo contemplare per sempre la bellezza del suo volto.
Ma il digiuno è anche l’astenersi per un certo tempo dal mangiare. Ci serve per il nostro cammino di conversione? E’ utile per alleggerirci dei nostri pesi? Si, se vissuto con lo spirito giusto. Non deve diventare mai un gesto puramente “tradizionale” (“lo faccio perché si è sempre fatto così!”) oppure di mera facciata (“se non lo facessi, visto che lo fanno tutti gli altri, farei una brutta figura”). Questo è forse l’animo con cui i farisei compiono il loro digiuno e per questo non sono imitati da Gesù e dai suoi discepoli. Deve essere invece una scelta “strumentale”, cioè in funzione di un altro obiettivo. Perché digiunare? Per “compatire”, cioè soffrire insieme, con i più poveri, coloro che veramente non hanno neppure il loro “pane quotidiano”. Per “capire” che l’abbondanza del cibo, o di tante altre cose, non è la cosa fondamentale della propria vita: non di solo pane vive l’uomo! Per “educare” alcune nostre pulsioni, che non ci spingono ad essere attenti e solidali alle esigenze degli altri, ma ci “impongono” di curare soltanto noi stessi, di trattare gli altri come “strumenti” della nostra felicità e non come persone con una loro dignità. In questo senso il digiuno è una “via favorevole” per arrivare a purificare il cuore dalle “emozioni superflue” e rimettere al centro la carica autentica di un amore che sa darsi completamente e senza condizioni ...
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