4 marzo 2010
Meditazione sul secondo segno: la veste regale
Vangelo di Luca cap. 23 vv. 1-12
Tutta l'assemblea si alzò; lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo: "Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re". Pilato allora lo interrogò: "Sei tu il re dei Giudei?". Ed egli rispose: "Tu lo dici". Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: "Non trovo in quest'uomo alcun motivo di condanna". Ma essi insistevano dicendo: "Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui". Udito ciò, Pilato domandò se quell'uomo era Galileo e, saputo che stava sotto l'autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch'egli a Gerusalemme. Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell'accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.
Nel cammino della nostra vita ...
Pilato, dopo un primo colloquio con Gesù, lo manda da Erode. Un gesto di “furbizia politica”, un’attenzione tutta dettata da interessi personali. Grazie a questo gesto l’inimicizia che prima c’era stata tra i due si trasforma in amicizia. Chiaramente non un legame sincero, reso forte dalla potenza dell’amore, ma totalmente opportunistico, sottoposto ad un vantaggioso scambio di favori. Una nuova strategia comune atta a rinforzare la propria sete di potere e di guadagno. Queste sono le logiche di fondo che spingono ad agire Pilato ed Erode. Questo è il modo con cui esercitano la loro regalità (anche se, a dire il vero, entrambi non sono dei veri e propri re – Pilato è un governatore, Erode un tetrarca). Il popolo, le persone che sono chiamati a governare, non sono il fine di tutti i loro sforzi, perché ognuno possa raggiungere il bene personale in armonia con quello della comunità, ma il mezzo per arrivare alla soddisfazione di interessi prettamente personali. Gesù, prima della sua passione, aveva già espresso questo pensiero ai suoi apostoli: “Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono” (Mt 20,25). Se pensiamo alla figura del re, chi ci viene in mente? Non avendo nella nostra Italia più il re, pensiamo al presidente della repubblica, al presidente del consiglio, ai presidenti di camera e senato, ai governatori di regione, ai presidenti di provincia, ai sindaci. A tutti coloro che sono stati chiamati, attraverso il voto, a lavorare per il nostro bene, per la serenità del nostro presente, ma soprattutto del futuro. Quante volte possiamo sperimentare che non lavorano al servizio della gente, ma agiscono soltanto in base a logiche di interesse personale? Questo ha fatto nascere in ognuno di noi una certa sfiducia. Quando pensiamo al “re”, istintivamente, pensiamo più ad un personaggio negativo che positivo ...
Alla scuola del Vangelo ...
Gesù, dopo aver parlato del modo di agire dei re della terra, continua: “Tra di voi non sarà così; ma chi vuol diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mt 20,26-28). Ci può essere un altro modo di essere “re”, di stare a capo di una comunità, di una nazione. Il vero re è colui che si mette a servizio del suo popolo, che quando infuria la battaglia combatte in prima linea, che nel tempo della sofferenza è il primo a lenire le ferite e portare coraggio. Il vero re è Cristo, che si fa arrestare, si lascia portare prima da Pilato e poi da Erode, accetta anche di farsi prendere in giro – la veste che Erode gli dona è un gesto di beffa – pur di amare il suo popolo, di offrirgli una strada per mettersi alle spalle i propri peccati. Cristo è il re che, invece di restarci incollato, scende dal trono per aiutare i suoi figli a sentirsi parte della sua grandezza, della meraviglia del suo amore. E noi, oltre ad essere destinatari del suo servizio, possiamo diventare suoi collaboratori. E imparare a servire come il nostro re ...
Sperimento nella mia quotidianità la bellezza di essere figlio di Dio, mio Re? Mi sento da lui servito? Provo ad essere suo collaboratore, a vivere servendo come ha fatto lui?
giovedì 4 marzo 2010
PASSI SCELTI Momenti di adorazione in preparazione alle processioni
Pubblicato da don Tonino alle 14:29
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