domenica 14 marzo 2010

PASSI SCELTI Momenti di adorazione in preparazione alle processioni



11 marzo 2010
Meditazione introduttiva

"Viaggiare dovrebbe essere sempre un atto di umiltà" (Guido Piovene)

Perché i nostri padri, molti anni fa, hanno cominciato a fare le processioni? Perché non faticavano abbastanza? Oppure c’erano poche occasioni per camminare? O ancora perché il tempo bisognava in qualche modo occuparlo e perché non farlo attraverso un’esperienza di ispirazione religiosa? Evidentemente, nessuno di questi motivi. I nostri padri si mettevano in cammino, facevano questi pellegrinaggi spirituali come occasione di conversione. Si sentivano peccatori, cioè bisognosi di far entrare l’amore di Dio nei loro pensieri, nelle loro parole, nelle scelte di ogni giorno. Erano consapevoli che questo radicale cambiamento di vita poteva avvenire gradualmente, “passo dopo passo”, sofferenza dopo sofferenza, impegno dopo impegno. Questa è la vera umiltà: la forte convinzione interiore di non essere capaci di cambiare improvvisamente e soltanto con le proprie forze, ma della necessità di dover fare riferimento ogni giorno all’unico Maestro, il Signore Gesù, ascoltando la sua Parola, mettendo in pratica i suoi consigli, cercando di seguire la rotta che Lui ci propone. In altre parole, umiltà significa fare, poco alla volta, i nostri passi verso di Lui, riconoscendo che Lui per primo si è messo in cammino verso di noi, si è fatto vicino. Se la processione si fa con questa idea di fondo, mettersi umilmente in cammino per imparare a convertirsi, allora può essere un’esperienza spirituale molto fruttuosa. Altrimenti si riduce ad un grande “ingranaggio”, una spettacolare manifestazione, che forse molti guarderanno con stupore, ma che non avrà nessuna ricaduta sulla vita concreta di chi vi partecipa e di chi la guarda.

Quali sono i “passi immediati” che il Signore ti chiede di compiere per iniziare o continuare il grande viaggio della tua conversione? Falli diventare spunto per la preghiera quando ti metterai in processione ...

Meditazione sui segni: chiodi e martello

Vangelo di Luca, cap. 23 vv. 33-34
Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.

Nel cammino della nostra vita ...
Pensando ai chiodi e al martello, al loro utilizzo pratico, mi vengono in mente tre verbi: FISSARE, UNIRE, RINFORZARE. Ad essi collego tre possibili esperienze.
FISSARE ... anche se non sono un muratore o un falegname, anche se non faccio un “mestiere” in cui sono “costretto” ad usare spesso chiodi e martello, la prima esperienza posso trarla anche dalla mia vita. Quando mi capita di aver bisogno di chiodi e martello? Quando, per esempio, ho la necessità di FISSARE alla parete di una stanza della mia canonica un quadro, una foto, un particolare ricordo. Perché lo faccio? Non soltanto per abbellire le pareti, per farle sembrare meno vuote, ma per avere sempre, sotto gli occhi, quella foto o quel particolare oggetto che mi ricorda una persona, una parola importante ascoltata in un momento decisivo, una sofferenza che mi ha insegnato la bellezza dell’amore, una gioia che mi ha fatto assaporare il gusto dell’esistenza. Sento questa esigenza di FISSARE, di non perdere nei meandri del cuori questi “passi del passato”, perché attraverso di essi Dio mi ha lasciato tracce importanti che sono indispensabili per il mio cammino. Tutti noi sentiamo l’esigenza – se non la sentiamo “a pelle”, è il caso di riscoprirla, di farla emergere dal cumulo dei tanti nostri desideri superficiali e spesso inutili -, in questa società che è stata definita “liquida”, in questo nostro mondo contrassegnato dalla velocità con cui bisogna fare le cose (A. Giddens parla di “mondo in fuga”), di avere dei punti FISSI, di FISSARE per ricordare, cioè tornare con il cuore ogni volta che ne abbiamo bisogno, ciò che veramente ci tiene in vita, che è indispensabile come l’aria. I momenti in cui siamo stati amati e abbiamo amato ...
UNIRE ... un falegname utilizza chiodi e martello per unire due pezzi di legno, per arrivare a costruire nuove forme, oggetti che possano essere utili alla vita di tutti i giorni. Non esiste in natura il legno a forma di sedia, di tavolo o di guardaroba. E’ indispensabile tagliare il legno, ricavarne un certo numero di parti e poi, chiodi e martello in mano, unirli per realizzare l’oggetto progettato. I pezzi devono essere uniti saldamente tra loro, in modo che la durata del manufatto possa durare un lungo numero di anni. Tutto sta nell’arte dell’UNIRE. In questo verbo ritrovo un’altra grande esigenza della mia vita e spero anche della vostra. Essere un prete semplicemente a servizio dell’unico Maestro, cercare di portare unità, insegnare ad abbattere i muri che si costruiscono con le incomprensioni e gli immediati chiarimenti, far capire che il segreto della vera gioia è un cuore pacificato, capace di diffondere a tutti la grande bellezza dell’unità. Non credo nelle traversate solitarie, non desidero gesti eroici dove sia soltanto io il protagonista, non aspiro a personali riconoscimenti. Voglio provare a fare tutto in UNITA’, insieme a fratelli e sorelle che sono parte essenziale della mia vita, anche se questo significa aspettare i ritardatari, incoraggiare gli sfiduciati, perdonare coloro che hanno sbagliato. Credo con forza in queste parole di don Lorenzo Milani: “O ci salviamo tutti o non si salva nessuno!” ...
RINFORZARE ... ma il falegname non costruisce soltanto manufatti “ex novo”. Gli capita anche di riparare mobili già usati, di dover fare un’opera di restauro. Ed anche in questo caso eccolo con chiodi e martello, per RINFORZARE quei pezzi di legno che sono ancora uniti ma non saldamente come prima. Il mobile è ancora utilizzabile, ma c’è bisogno di rinforzare qualche parte, per evitare che accada un danno non più riparabile. Anche questa semplice operazione di falegnameria mi fa venire in mente un’importante esigenza della mia vita. Mi sento unito a molte persone, credo di avere tanti amici, mi fido di tante persone, che conosco più o meno bene. Questa unità, però, ha bisogno sempre di essere RAFFORZATA. A volte sono determinati momenti difficili che allentano l’unità, altre volte una certa trascuratezza del rapporto interpersonale, altre ancora un certo affievolirsi del legame d’amore. In questi casi, se l’UNITA’ è un’esigenza VITALE, si interviene per RAFFORZARE, per custodire quel legame che attraversa un momento difficile, per non perdere il bene fatto e difendersi dal male che avanza e distrugge. L’amore non è mai un progetto a termine, continuamente deve essere custodito e rafforzato ...

Quali parole, momenti, gioie, difficoltà sono FISSATI nel nostro cuore e, ricordandoli, riusciamo a vivere meglio? Siamo consapevoli che il nostro destino è quello di essere UNITI, una cosa sola? Chiediamo al Signore la forza di costruire questo destino e di RAFFORZARLO quando c’è bisogno ...

Alla scuola del Vangelo ...
Chiodi e martello sono il frutto dell’ingegno dell’uomo. Nascono come strumenti per aiutarlo a far diventare realtà i suoi progetti, affinché la sua vita possa essere migliore. Ma il cuore dell’uomo, quando si chiude alla via del bene, può utilizzare anche questi stessi strumenti in un “contesto di morte”, per esempio per inchiodare alla croce un uomo. Per Gesù chiodi e martello, da strumenti inventati per il bene dell’uomo, sono stati “ridotti” a “fiori del male”. Egli però non ha soltanto subito la crocifissione. L’ha scelta. Non si è andato a cercare questo terribile supplizio, anzi nel Getsemani ha tentato di evitare “il doloroso calice”, ma dopo aver obbedito alla volontà del Padre, ha attraversato quella “porta stretta” come un grande gesto d’amore per gli uomini di ogni tempo, terra e stirpe. Con la morte in croce, supplizio destinato ai più poveri dei poveri, ha inciso nel cuore di tutti un fondamentale messaggio. Quale? Torniamo ai verbi di prima ...
FISSARE ... Gesù, inchiodato alla croce, ha FISSATO per sempre, per tutti noi viaggiatori nella storia, il modo con cui si ama veramente. Il male non si combatte con il male. Se necessario, si subisce, si porta in sé e lo si combatte con la forza contraria del bene. Il male non può essere subito e ribattuto, ricevuto e rimesso in circolo nella storia. Una volta che ci ha toccato, che è entrato nella nostra carne, deve essere vinto con la potenza dell’amore, essere distrutto con il fuoco di un donarsi sincero. Così il male si distrugge, non torna ad essere seminato nella storia e a portare cattivi frutti. Gesù, inchiodato alla croce, ci ha insegnato un metodo per “purificare” la storia dai suoi egoismi e dalle sue inutile lotte o prese di posizione ...
UNIRE ... Cosa ti può dare il coraggio di esporti indifeso al male, di portarlo, come una croce, sulle tue spalle, e di vincerlo, battaglia dopo battaglia, con la forza del bene che Lui riversa in te? Soltanto la speranza di un traguardo da raggiungere, una meta da toccare. Tutto si fa per l’unità, per essere, nella nostra unicità, un solo corpo. Gesù ha nel suo cuore una profonda convinzione: l’umanità è un corpo che va salvato totalmente, non solo alcune sue parti. In un modo o in un altro, tutti dobbiamo ritrovarci al “tavolo della salvezza”, tutti dobbiamo portare a compimento quella vocazione iniziata con il Battesimo, la chiamata alla santità. Gesù non ha paura, anzi è convinto, che sia meglio sacrificare un bene personale, anche quello della propria vita, pur di rendere un servizio alla concreta unità di tutti ...
RAFFORZARE ... La forza della croce è anche un nuovo collante per tutti quei legami che rischiano di sfaldarsi, che sembrano non reggere allo scorrere del tempo. Il suo amore FISSATO per sempre sulla croce, rimesso al centro dei propri pensieri, è un ottimo ricostituente dell’unità, di quei rapporti che si sono raffreddati, di quelle relazioni che sono ferme a rancori e dissensi non risolti. Sul piano dell’UNITA’ c’è tanto da costruire, ma forse ancora di più da ricostruire. Forse tante amicizie ormai le consideriamo ormai morte, irrecuperabili. Ed invece c’è soltanto bisogno di ritornare alla forza rinnovatrice della croce, alla sua eterna novità. E qualcosa che ti appare morto potrebbe non solo “tornare in vita”, ma ridiventare una delle grandi ricchezze della tua vita...

Chiedo con insistenza al Signore inchiodato alla croce di insegnarmi ad amare come Lui ... è questo il giro di boa da fare per essere veramente cristiani ...

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