venerdì 21 maggio 2010

MESE DI MAGGIO 2010 17a puntata


Venerdì 21 maggio 2010

Dal Vangelo secondo Marco cap. 15 vv. 33-36
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: "Eloì, Eloì, lemà sabactàni?", che significa: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?". Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: "Ecco, chiama Elia!". Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: "Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere".

“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Secondo Matteo e Marco, Gesù sulla croce prega prendendo a prestito le parole del salmo 22. E’ una preghiera “forte”, nella quale l’orante confessa a Dio tutta la sua disperazione per le sofferenze che è costretto a subire, il male che altri, senza motivo, gli fanno. Non mancano espressioni molto dure, che, a prima vista, sembrano essere senza speranza: “Ma io sono un verme e non un uomo, rifiuto degli uomini, disprezzato dalla gente ... mi circondano tori numerosi, mi accerchiano grossi tori di Basan, spalancano contro di me le loro fauci ... arido come un coccio è il mio vigore, la mia lingua si è incollata al palato, mi deponi su polvere di morte ... hanno scavato le mie mani e i miei piedi ... si dividono le mie vesti, sulla mia tunica gettano la sorte ...”. Sono il segno evidente che Gesù, salendo sulla croce, è sceso nel fondo più estremo delle nostre povertà, “ha toccato il fondo” della nostra sofferenza. Ha “capito” cosa vuol dire, almeno per un attimo, rimanere sospesi nel vuoto della propria solitudine, solo con una domanda: “perché?” e senza uno straccio di risposta. Si può dire che Egli ha PIENAMENTE assunto la nostra natura umana, non si è soltanto “vestito” di carne, ma ha portato su di sé tutta la debolezza della nostra carne, della nostra natura ferita dal male fatto e subito.
Ma il salmo 22 non è la preghiera di un uomo disperato completamente chiuso nelle sue sofferenze. E’ il gemito di un povero che, caduto in un pozzo profondo, ha la “fiducia” di guardare in alto, “provare a guardare” quel Dio che è talmente lontano che non si riesce a scorgere neppure come un puntino luminoso nella notte. Troviamo frasi di questo tipo: “Ma tu, Signore, non stare lontano, mia forza, vieni presto in mio aiuto ... Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all’assemblea ... si parlerà del Signore alla generazione che viene, annunceranno la sua giustizia, al popolo che nascerà diranno: Ecco l’opera del Signore ...”. Qual è l’opera del Signore in questo momento? Pur non sminuendo la nostra sofferenza, evitando di dirci “parole banali” che non ci consolano affatto, elevando anche Lui una domanda al cielo che non ottiene risposta, ci insegna, anche in questi frangenti, a non restare prigionieri di una arida solitudine. In questa quarta parola di Cristo, sono contenuti tre fondamentali appelli:
1) Alza gli occhi verso l’alto, non guardare solo il tuo orizzonte di difficoltà. Anche se non vedi nulla, c’è un Dio che ti ascolta, che forse non ti risponde, ma ti ascolta. Non lascia correre le tue forti domande. Con il tuo sguardo, comincia a preparare la tua risalita.
2) Apri le porte del cuore, permetti a tutto quello che hai dentro di uscire. Tenersi tutto dentro equivale a rimanere in balia di un mare in tempesta con una nave molto danneggiata, cioè con la prospettiva a breve termine di affondare. Fai uscire questo mare, fai defluire dal tuo animo queste correnti negative; potranno diventare la forza per uscire “a riveder le stelle”.
3) Dai voce a quello che hai dentro. Non ti preoccupare della forma. Se esce una protesta, una “ramanzina” rivolta a Dio, non preoccuparti. Lui si “renderà conto” della situazione, vedrà nelle tue parole un segno di fede, sentirà che stai cominciando a FIDARTI di Lui. E diventerà per te presenza forte, stabile come la roccia.

Completiamo, in qualche istante “rubato” al tran tran di questo giorno, la riflessione di ieri: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato ... alzo gli occhi verso Te ... ti apro il cuore ... do voce a ciò che ho dentro ...”

0 commenti: