martedì 4 maggio 2010

MESE DI MAGGIO 2010 3a puntata


Mercoledì 5 maggio 2010

Dal Vangelo secondo Giovanni cap. 15 vv. 1-8

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».


Ieri ci siamo soffermati un po’ sul significato di questo nostro viaggio, che è il mese di maggio 2010. La Parola di Gesù, appena proclamata, ci permette di approfondire ancora le motivazioni del nostro itinerario mariano. Paradossalmente, ci mettiamo in viaggio per imparare a “star fermi”, “fissare” la nostra volontà in quella di Dio. Affinché la nostra vita sia fruttuosa, prima di FARE tante cose, è necessario confidare in Lui; dopo AVER FATTO tante cose, è opportuno ricordare che Lui è stato la nostra forza. Un verso del Deuteronomio ammonisce: “Guardati dunque dal dire nel tuo cuore: La mia forza e la potenza della mia mano mi hanno acquistato queste ricchezze. Ricordati invece del Signore, tuo Dio, perché Egli ti dà la forza per acquistare ricchezze, al fine di mantenere, come fa oggi, l’alleanza che ha giurato ai tuoi padri” (8,17-18). Archimede, facendo riferimento al meccanismo della leva, disse: “Datemi un punto di appoggio e vi solleverò in mondo”. Parlando della vita spirituale, Gesù dice la stessa cosa con queste parole: “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto”.
Chiarito ancora di più il traguardo di questa nostra “carovana” mattutina, cerchiamo di comprendere cosa aspettarsi da questa esperienza. Se andiamo in un agenzia di viaggi e manifestiamo il desiderio di voler visitare un determinato posto, l’addetto sicuramente, oltre a darci qualche spiegazione a voce, ci farà consultare qualche volume o qualche depliant, dove ci sono foto del posto che abbiamo intenzione di visitare, qualche riga di commento, i prezzi di alberghi ed escursioni e tanto altro ancora. E’ un modo per farsi una prima idea e decidere meglio modi e tempi della vacanza. Per avere una sorta di anteprima del nostro viaggio, facciamo riferimento all’immagine che, in formato grande vedete al posto del quadro di s. Agnello e in formato ridotto avete tra le vostre mani. E’ la riproduzione di un mosaico che si trova nell’abside della chiesa di san Clemente a Roma. E’ un’opera del XII secolo e si intitola “Trionfo della croce”. Cos’ha di diverso dai tradizionali crocifissi che possiamo ammirare nelle nostre chiese? Già il titolo dell’opera ci mette sulla buona strada. Non ci “racconta” soltanto la sofferenza di Gesù in croce, con ai lati Maria e l’apostolo Giovanni, ma anche la forza redentrice del suo sacrificio. Egli ha condiviso la nostra sofferenza, come ci ricorda Isaia ha portato su di sé i nostri peccati, ma ha dato inizio alla nuova creazione, ha rinnovato il nostro modo di “sentire” e pensare, ha fatto rifiorire le nostre vite. La croce, come si può osservare, poggia su un cespo d’acanto le cui volute occupano l’intero spazio della raffigurazione. E’ una “croce fiorita”. Del resto è lo stesso Giovanni che, nel suo vangelo, ci racconta che “nel luogo dove [Gesù] era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo nel quale nessuno era stato ancora posto” (19,41). Gesù viene crocifisso e sepolto in un giardino, perché la sua passione ha “trasformato” la nostra terra da deserto in giardino rigoglioso. Le sette parole di Cristo sulla croce, che diventeranno il nostro “pane spirituale” nei prossimi giorni, non sono soltanto le parole di un uomo che soffre, ma i “raggi di sole” di una nuova aurora donata dal Padre all’umanità. In questo viaggio ci sentiremo capiti nelle nostre debolezze e sofferenze, ma soprattutto incoraggiati ad un continuo e fruttuoso rinnovamento. Ci soffermeremo ancora domani sulla bellezza di questa immagine, icona del nostro cammino. Questa mattina, appena abbiamo un minuto libero, proviamo a riflettere stimolati da queste parole:

Quali sono i frutti della mia vita? (Non è possibile che la mia esistenza sia soltanto un deserto!)

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